Tra le moderne tecniche di implantologia odontoiatrica, la rigenerazione ossea guidata (GBR) occupa un posto di rilievo. Mentre in passato per inserire impianti e protesi era necessario poter contare su una buona struttura ossea dentale di partenza, grazie alla rigenerazione guidata adesso è possibile intervenire anche in situazioni meno favorevoli.
Nell’articolo di oggi approfondiremo che cos’è la rigenerazione guidata dell’osso, quando è possibile utilizzarla con successo e quali sono i suoi principali benefici.
Rigenerazione ossea guidata: cos’è
La Rigenerazione ossea guidata è una procedura avanzata di chirurgia odontoiatrica utilizzata per trattare casi di atrofia ossea, anche in casi di dimensione verticale/orizzontale dell’osso insufficiente o relazioni intermascellari inadeguate. Un intervento di rigenerazione guidata dell’osso prevede lo scollamento delle gengive, al fine di raggiungere il residuo osseo. A quel punto è possibile posizionare una membrana, fissandola eventualmente con un pin in titanio, così da creare una sorta di capsula inaccessibile alla gengiva. Questa separazione è necessaria per evitare che il tessuto gengivale interferisca con la rigenerazione guidata.
Esistono due tipologie di membrane per la rigenerazione ossea guidata:
- Riassorbibili: sono fatte con materiali che, man mano che prosegue la rigenerazione guidata, si degradano naturalmente in forma di liquido o polvere. Per questo motivo non necessitano di rimozione manuale;
- Non-riassorbibili: impongono la necessità di un secondo intervento chirurgico, in quanto non possono essere smaltite naturalmente dall’organismo.
In assenza di sufficiente volume dell’osso, l’odontoiatra può procedere in diversi modi:
- Autoinnesto: sfrutta materiale osseo autologo, cioè proveniente dal paziente stesso. È la soluzione più auspicabile.
- Alloinnesto: stimola la rigenerazione guidata sfruttando tessuto osseo prelevato da un donatore.
- Xenoinnesto: si avvale di tessuti provenienti da specie diverse, ma ugualmente funzionali.
- Innesto sintetico: si usano materiali alloplastici in sostituzione dell’osso naturale. Alcuni di essi svolgono un ruolo attivo nel processo di rigenerazione guidata, mentre altri hanno solo funzione di impalcatura.
Una operazione di rigenerazione guidata ossea viene condotta in anestesia locale o totale. L’innesto dell’impianto può avvenire subito dopo l’operazione o al termine del periodo di guarigione, generalmente compreso tra i 4 e i 12 mesi.
Rigenerazione guidata dell’osso: quando effettuarla
Come tutte le tecniche di implantologia, lo scopo della rigenerazione guidata dell’osso è di restituire al paziente un sorriso naturale con denti fissi. La sua peculiarità è quella di poter essere utilizzata in casi di edentulia parziale o addirittura totale. La regola generale è dunque che la rigenerazione guidata si usa quando è necessario aumentare il volume osseo per innestare con successo l’impianto. Tra i casi più frequenti che possono portare alla perdita parziale o totale dell’osso si ricordano:
- Malattie o infezioni parodontali: Riduzioni ossee anche di entità importante possono essere ad esempio conseguenza di una parodontite trattata in maniera inadeguata. La patologia annovera tra i suoi rischi la retrazione della gengiva, con annessa diminuzione dell’osso e, nei casi più gravi, la caduta del dente.
- Perdita di denti: se dopo un trauma o una patologia i denti non vengono sostituiti per molto tempo, una delle conseguenze è proprio un’atrofia dei tessuti osseo e gengivale.
- Patologie endodontiche: tra esse granulomi, ascessi e cisti. Si tratta di condizioni che possono portare a inefficienza dei vasi sanguigni interni al dente e a conseguente necrosi.
- Effetti negativi di una protesi mobile: in alcuni casi le protesi mobili portate per molto tempo, possono intaccare il volume osseo del dente.
Rigenerazione ossea guidata (GBR): rischi e benefici
I vantaggi della rigenerazione ossea guidata sono evidenti e comprovati dal crescente utilizzo della tecnica. Come per ogni pratica odontoiatrica è però importante tenere a mente quali sono i limiti entro cui ricorrervi. Innanzitutto è bene valutare la portata di tessuto osseo da ricostruire. Ad oggi, i massimi benefici della rigenerazione guidata si ottengono su volumi tra i 3 e i 5 millimetri e in uno spazio compreso tra uno e tre denti. Quando la mancanza è superiore, la GBR non è la migliore strada da percorrere, in quanto la tenuta dell’osso rigenerato diviene incerta. Un ulteriore vantaggio del trattamento di rigenerazione ossea guidata è la resa estetica. Un intervento condotto con successo porta a risultati eccellenti, restituendo al paziente un sorriso armonico e naturale.
Sono però da segnalare alcuni rischi della rigenerazione ossea guidata:
- Fallimento della rigenerazione: per quanto si tratti di un’evenienza rara, è possibile che i processi rigenerativi non facciano il loro dovere. Questo può accadere per vari motivi tra cui disturbi metabolici, infezioni, problemi di vascularizzazione…
- Coinvolgimento di altri tessuti: l’operazione di rigenerazione guidata dell’osso potrebbe arrecare danni a gengive o nervi circostanti all’area di intervento.
- Infezioni post-operatorie: pur essendo una pratica meno invasiva di altre, l’area trattata potrebbe sviluppare infezioni da trattare durante il decorso post-operatorio.
Proprio l’attenzione del paziente dopo l’operazione è un fattore chiave per il successo della rigenerazione ossea guidata. Oltre a detergere e disinfettare correttamente l’area interessata è di fondamentale importanza evitarle attriti e pressioni. Si consiglia pertanto di spazzolare molto delicatamente durante l’igiene orale e di fare degli sciacqui con collutorio a base di clorexidina.
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