Irrigazione canalare: cosa è e a cosa serve

L’irrigazione canalare è diventata negli anni una pratica sempre più importante e valorizzata dai dentisti. Lo scopo dell’irrigazione canalare è eliminare il tessuto vitale o necrotico, i microrganismi, virus e batteri dall’interno del sistema canalare del dente.

Per anni le “fasi principali” delle terapie endodontiche sono state accesso, sagomatura e otturazione. L’irrigazione non veniva neppure considerata ed era relegata ad essere una semplice conseguenza dell’introduzione nei canali di uno strumento riempito di sostanze disinfettanti. Oggi è sempre più chiaro che il successo delle otturazioni e di altre operazioni endodontiche dipenda in gran parte da come vengono irrigati i canali del dente.

Il cambio di paradigma consiste nel vedere la sagomatura come propedeutica all’irrigazione e l’otturazione come la fase in cui si preserva lo stato dei canali irrigati sigillandoli lungo le tre dimensioni.

Esistono diverse sostanze che possono essere usate per l’irrigazione e ognuna ha delle specifiche tecniche e di applicazione che la rendono preferibile in determinate condizioni. La ricerca negli ultimi anni ha lavorato a lungo per permettere ai dentisti di avere le sostanze, ma anche gli strumenti più adatti per fare un’irrigazione canalare al meglio.

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Irrigazione in endodonzia: definizione

L’irrigazione canalare in endodonzia è la pratica per cui il medico usa una sostanza disinfettante a più riprese per detergere meccanicamente e chimicamente il sistema dei canali radicolari.

L’obiettivo dell’irrigazione è l’eliminazione della parte infetta dei canali che può essere composta da diversi elementi:

  • Virus e batteri
  • Detriti generati dall’azione meccanica degli strumenti
  • Tessuto vitale e necrotico
  • Altri microrganismi e i loro prodotti di degradazione.

Sono tre le condizioni che ostacolano la detersione dei canali radicolari: in primis, la natura polimicrobica dei batteri e la loro organizzazione in biofilm. Quando i batteri si organizzano in comunità co-aggregate formano una matrice che fa da barriera meccanica nei confronti delle soluzioni antibatteriche.

Anche lo smear layer che si crea in presenza dei detriti prodotti dagli strumenti meccanici e la complessa anatomia dei canali stessi rendono difficile l’assorbimento dell’irrigante e dunque la disinfezione canalare.

Proprio per queste difficoltà diventa fondamentale detergere accuratamente i canali radicolari prima di una qualsiasi otturazione. Una detersione approssimativa lascia spazio agli elementi infetti di sopravvivere e prosperare all’interno del dente creando nel tempo complicanze che comportano il fallimento dell’otturazione.

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Disinfezione canalare: best practices

Ecco di seguito un protocollo di disinfezione canalare da seguire per assicurarsi di raggiungere un risultato di detersione concreto.

  1. Prima di introdurre qualsiasi strumento nella camera pulpare, lavare con ipoclorito di sodio al 5,25%. Asciugare gli eccessi e applicare gel di EDTA che lubrifica e agevola il passaggio della strumentazione.
  2. Dopo l’uso di ogni strumento, irrigare abbondantemente sempre con ipoclorito di sodio.
  3. Al termine della sagomatura asciugare e procedere a un lavaggio con EDTA 17% liquido per 5 minuti.
  4. Asciugare e fare abbondanti lavaggi finali prima di procedere all’otturazione. Usare ipoclorito di sodio rinnovandolo frequentemente e in profondità.

Durante tutto il processo, bisogna fare attenzione a segnali clinici che potrebbero indicare come necessario un maggior tempo di disinfezione canale. Per migliorare la digestione di residui organici eventualmente presenti è buona prassi praticare una tecnica di riscaldamento intracanalare. Al termine del trattamento disidratare con un lavaggio di alcool assoluto e asciugare con coni di carta.

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Irrigazione canalare: tipologie di irriganti

Da quando l’irrigazione canalare in endodonzia ha assunto particolare importanza, la ricerca ha investito tempo e risorse nell’indagare diverse sostanze irriganti per trovare le combinazioni migliori. Ecco dunque una lista e un breve approfondimento sugli irriganti più utilizzati oggi.

Ipoclorito di sodio: indispensabile per le sue caratteristiche antimicrobiche e per la sua capacità di dissolvere tessuti organici che lo distingue dalle altre sostanze. La sua concentrazione ottimale è al 5,25% e l’aumento di temperatura ha l’effetto di potenziare la sua azione solvente. Gli svantaggi dell’ipoclorito di sodio sono il fatto che da solo non riesce a raggiungere le zone più profonde del sistema canalare e la sua incapacità di rimuovere lo smear layer.

EDTA: un buon irrigante, spesso utilizzato in sinergia con l’ipoclorito di sodio per detergere perfettamente le pareti dentinali, anche nelle regioni più difficili da raggiungere. Bisogna impiegarlo a concentrazioni comprese tra il 15% e il 17%. Neppure l’EDTA rimuove completamente lo smear layer. Quando viene utilizzato occorre evitare tempi di azione superiori ai 10 minuti.

Clorexidina: poco efficace sui virus, ma consigliata per le sue proprietà antibatteriche. La sua azione continua nel tempo e viene utilizzata in soluzioni con concentrazioni che vanno dallo 0,1% al 2%. Purtroppo non riesce a dissolvere il tessuto pulpare.

Acido citrico: è consigliato se usato in associazione all’ipoclorito di sodio. L’acido citrico è molto efficace nella rimozione dello smear layer e la sua concentrazione varia dal 6% al 50%. Nonostante si usi in associazione all’ipoclorito di sodio, le due sostanze vanno comunque applicate separatamente durante l’irrigazione canalare.

Ogni irrigante ha dunque delle caratteristiche specifiche e la parola chiave per sceglierli bene è sinergia. L’utilizzo di due o più sostanze in combinazione aiuta a ottenere una detersione accurata e completa dei canali radicolari.

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