Occlusione centrica e massima intercuspidazione: perché sono importanti

La masticazione deve essere un atto comodo e rilassato. Quando non è così, bisogna rivolgersi subito a un esperto. La mandibola si occlude più di duemila volte al giorno e il suo movimento è governato dall’articolazione temporo mandibolare, detta in gergo tecnico ATM.

In condizioni ideali l’estremità dell’articolazione, ovvero il condilo, è posizionato al centro della cavità glenoidale che lo accoglie e il movimento della mandibola è perfettamente centrato. Quando questo accade, se serriamo i denti la chiusura è perfettamente centrale e abbiamo il massimo numero di contatti possibili tra le arcate: raggiungiamo la massima intercuspidazione.

Nel corso degli anni, però, l’equilibrio della masticazione può rompersi: la perdita di un dente è la causa più comune, ma anche l’erosione per bruxismo o il semplice processo di crescita possono creare situazioni che vanno corrette il prima possibile.

Se non si interviene il paziente rischia di abituarsi ad una malocclusione che nel tempo crea dei disagi alla masticazione e dei danni importanti all’articolazione temporo mandibolare.

Occlusione-centrica-e-massima-intercuspidazione-studio-dentistico-dottor-gola-dentista-casteggio-pavia-1

 

Occlusione abituale e massima intercuspidazione

Con il termine relazione centrica si descrive quella situazione ideale per cui l’occlusione della mandibola è perfettamente centrata e la posizione del condilo sulla cavità dell’articolazione temporo mandibolare è la più alta possibile. In questo stato, i denti si toccano nel numero più alto di punti possibile: si verifica dunque la massima intercuspidazione.

Tuttavia, quasi nessuno ha la fortuna di vivere questa situazione e la maggior parte delle persone non ha una relazione perfetta tra condilo e cavità glenoidale. La chiusura di conseguenza non è centrale, ma inizialmente questo non procura fastidi: i muscoli che governano la posizione della mandibola infatti trovano uno stato di equilibrio che possa conciliare l’articolazione, la conformazione delle arcate e la loro tensione. Questo stato viene chiamato occlusione abituale.

Questo equilibrio può essere deleterio nel tempo o addirittura alterarsi nel caso della perdita di uno o più denti.

Occlusione-centrica-e-massima-intercuspidazione-studio-dentistico-dottor-gola-dentista-casteggio-pavia-22

 

Quando l’equilibrio si rompe: tensione muscolare

Quando si perde un dente viene eliminato un elemento chiave nel gioco delle forze che agiscono nella bocca. La perdita ha delle conseguenze sui denti vicini, che cercanno di riposizionarsi. Nel tempo c’è il rischio che questi si piegano e il paziente va incontro alla limitazione dell’apertura della bocca. Questi cambiamenti vanno a stressare la mandibola, a cui viene chiesto lo sforzo di adattarsi nei movimenti.

Prima che questo accada, i muscoli masseteri e temporali vanno in tensione cercando di mantenere la mandibola nella posizione abituale. Questa tensione è motivata dall’assenza di un sostegno che fino a poco tempo prima era presente, ovvero quello del dente caduto. La masticazione con questi muscoli tesi più del solito risulta fastidiosa e impegnativa.

Una volta che i denti completano il loro processo di riposizionamento, i muscoli trovano un nuovo stato di equilibrio, ma la mandibola continua a soffrire e l’occlusione centrica è perduta. In questi casi è fondamentale intervenire il prima possibile sul paziente. Infatti prima si interviene e più è facile ristabilire l’altezza di masticazione corretta e riportare l’articolazione e muscoli in una condizione di equilibrio.

Occlusione-centrica-e-massima-intercuspidazione-studio-dentistico-dottor-gola-dentista-casteggio-pavia-3

Gli obiettivi del trattamento: avvicinarsi alla condizione ideale dell’occlusione centrica

Quando si è di fronte a casi di rottura dell’occlusione centrica e dell’equilibrio di masticazione, le terapie hanno fondamentalmente 5 obiettivi di priorità variabile da caso a caso:

  1. Correggere il rapporto condilo-discale. Il primo obiettivo è quello di curarsi che il condilo sia portato nella posizione migliore possibile e che accompagni al meglio il processo di masticazione. Correggere il rapporto tra condilo e cavità glenoidale permette all’articolazione di non deteriorarsi e danneggiarsi nel tempo e di riavvicinarsi alla massima intercuspidazione;
  2. Procurare rilassamento muscolare. Quando un paziente termina la terapia non deve avere la sensazione di tenere sempre sotto sforzo i muscoli masseteri e temporali. Essi sono responsabili dell’avanzamento e dell’arretramento della mandibola e devono trovare un punto di equilibrio confortevole in cui la loro azione è bilanciata e rilassata;
  3. Contrastare il serramento notturno o bruxismo. Il digrignamento dei denti, soprattutto nel caso di bruxismo dei bambini, è una delle condizioni più frequenti che genera problemi articolari e di masticazione nel tempo. Contrastare il bruxismo evita l’erosione dei denti e aumenta il rilassamento muscolare soprattutto nelle ore notturne;
  4. Riposizionare la mandibola affinché non vada ad inficiare sull’attività funzionale e strutturale del rachide cervicale. Questo obiettivo permette un miglioramento della postura dell’area cervicale, che è strettamente collegata a mandibola e lingua.
  5. L’eliminazione della propriocezione dell’occlusione abituale.

Data l’importanza e l’entità delle terapie che si protraggono nel tempo è bene affidarsi a un dentista esperto a cui rivolgersi non solo nell’emergenza, ma anche per dei check-up periodici.

Leggi anche l’articolo: Qual è la differenza tra ortodonzia estetica e ortodonzia classica?